Ha posato il piede da ex ballerina in”Cigno Nero”sul red carpet della 73esima Mostra del cinema di Venezia, la magnifica israeliana Natalie Portman, ora interprete del film “Jackie”diretta dal regista cileno Pablo Larrain. Le ha affidato il ruolo della first lady per eccellenza: Jacqueline Kennedy, che in giovane età, divenne la vedova più famosa d’America. Moglie del presidente assassinato a Dallas il 22 novembre 1963. Il regista ha tracciato sulla Portman un aderente ritratto psicologico di Jacqueline, tanto reale che solo un talento superlativo come quello dell’attrice è riuscito a cogliere nei dettagli, bucando lo schermo e guadagnandosi il favore della critica. In sala grande applausi interminabili e commenti entusiasmanti. Si è tolta gli indumenti: il famoso tailleur rosa, dopo ore di profondo dolore e angoscia, la giacca e la gonna, segnate delle molecole straziate del corpo del marito. La pellicola pone l’accento sui drammatici momenti, quelli immediati alla scomparsa dell’uomo più potente del pianeta, e del conseguente stato d’animo di lei. Larrain ha scelto la prospettiva del dolore e dello smarrimento di quegli attimi dedicati all’elaborazione del lutto e dell’abbandono, esplorando l’anima e la psiche della First Lady, pesando le emozioni fino in fondo, come un neurone estraneo che si inserisce in un cervello non suo, in quell’ imprevedibile e attonito dolore. Natalie Portman al Lido, ha raccontato, con un filo di voce, e con un immenso senso di rispetto e ammirazione per questo personaggio, come ha fatto ad interpretate Jackie: “Di lei sapevo più o meno quello che sanno tutti, ma non l’avevo mai guardata da vicino, come essere umano. Ho trovato molto commovente il modo in cui, durante quella situazione terribile, ha dovuto tenere insieme il pubblico e il privato, essere il simbolo di una nazione, mentre era una donna annientata dalla sofferenza”. Larrain esprime tramite la protagonista cosi’ esile e provata, i pensieri più nudi di Jackie, cogliendone i cedimenti, i ricordi e le sfumature del carattere con grande maestria. Gennaio sarà il mese deputato all’uscita del film nei cinema Italiani con Lucky Red. Questa è la finzione che trae spunto dall’inequivocabile realtà, che però viaggia parallela ad altre vicende che riguardano la famiglia Americana, con sfumature non altrettanto edificanti. In contrapposizione o per contro, come volete, esiste una torbida vicenda di cui voglio parlarvi, che nulla a che fare con il meraviglioso film in questione. Si dice che dietro ad un grande uomo ci sia sempre una grande donna… Ma.. la first lady, nonostante lo fosse realmente, non riuscì a tenerlo solo per sè. John Fitzgerald Kennedy, una delle figure politiche più carismatiche della storia Americana, ha alimentato con il tempo il trasparire di una personalità opaca, che utilizzò il sesso come antistress. Se ne serviva per placare quel desiderio interiore insaziabile, che nel corso del tempo ha aumentato a dismisura la sua fama di seduttore impenitente. “JFK ” faceva parlare di sè in campo politico, e mormorare e sussurrare con argomenti intimi sotto le lenzuola nella stanza da letto di Pennsylvania Avenue. Chi fu la donna che ancora oggi fa impallidire la “Dinasty” Americana? Si chiamava Mary Pinchot Meyer. Lui la implorava di raggiungerlo, tramite una lettera salvata e mai spedita, scritta un mese prima di essere assassinato a Dallas in quella storica data. A lei era intestata questa missiva di quattro pagine su carta filigranata, senza firma o quasi ,vi compare una semplice J. Ma anche senza questo attestato (del nome scritto per esteso) ha un valore di autenticità certificata indiscutibile che le viene attribuito dai vertici della Casa Bianca. Il Presidente le chiedeva con questo scritto, di essere raggiunto al più presto con queste parole: “Perché non lasci parte della tua superbia per una volta e non mi raggiungi qui? Lo amerei”. Sul love “affaire” con Marilyn Monroe si sono consumati fiumi di inchiostro, leggende, verità, documentazioni, studi politici e ipotesi di omicidio …(fatta uccidere dal fratello Bob per salvaguardare la carriera di John? Oppure.. amata, da Bob stesso che pur essendo, amante storico di Jackie, non sopportava di spartire la diva con il fratello?)La debolezza psichica della platinata Norma Jane e i suoi rapporti con la mafia, l’hanno resa scomoda e pericolosa, pertanto non piu’ gingillo con cui trastullarsi amenamente senza problemi di sorta. La verità è ancora immersa nel buio e la nebbia è sempre fitta attorno ai misteri. Mary Pinchot Meyer, la bionda e algida Mary: 40anni, occhi azzurri, pittrice (dicono facesse uso di stupefacenti e allucinogeni , sembra avesse avviato J.F.K all’uso degli stessi). Fu amica e compagna di liceo del Presidente, si sposò con un uomo molto noto ai Servizi Segreti Americani, ne faceva parte come agente della Cia, era il numero 3. Nonostante fossero divorziati parecchie illazioni e teorie di cospirazioni circa l’assassinio di J.F.K furono fatte anche per il legame dei due con la stessa donna. Mary non ricevette mai la lettera il cui valore si aggira sui 30mila dollari e probabilmente sarà stata battuta ad un’asta a Boston qualche mese fa. E’ stata custodita dalla segretaria personale del Presidente: Evelyn Lincoln che successivamente la passò ad un ricco uomo d’affari del Massachussetts Bob White .Questo documento è rimasto segreto fino a quando Mary Pinchot Meyer non fu uccisa a Georgetown il 12 ottobre del 1964, assassinata come il suo amante con colpi d’arma da fuoco a bruciapelo mentre camminava tranquillamente nel quartiere storico della città presidenziale. La lettera fu scritta nell’ottobre 1963, esattamente un mese prima dell’omicidio di JFK,quante cose sarebbero potute accadere in quel mese se la storia non avesse modificato a suo piacimento gli eventi. Sembra che questa donna durante i loro incontri passionali fosse riuscita ad influenzare le decisioni di politica estera che Kennedy prese, indebolendo le sue decisioni. Lei riuscì a spingerlo verso accordi più flessibili e accomodanti nei confronti dell’Unione Sovietica, che considerò questa debolezza una fragilità americana. Questa figlia dei fiori convertita alla pittura, probabilmente lo amò come molte altre e per questo come la Monroe, perse la vita. Spesso sesso e potere fanno accordi segreti, vanno in comunione. La morte, risulta essere una soluzione opportuna che a volte dilata le indagini ,le affossa le svilisce e spesso le annienta .Ma queste sono vite indisciplinate, sopra le righe che servono a scrivere storie e a produrre film. Noi lettori appassionati di cinema attendiamo gli eventi,,veri o fasulli per partecipare di soppiatto e goderne o soffrirne nell’immedesimazione, per poter dire… lo supponevo.
(m.g.van)
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