Carmine Benincasa: dopo due aggressioni subite il 23enne cronista ritorna a combattere per l’informazione

Carmine Benincasa, due volte pestato svolgendo la professione di giornalista praticante per il giornale “Cronache di Salerno”, 23 anni e una piena maturità e determinazione nel suo sogno: informare.

Lo abbiamo incontrato per conoscere cosa realmente si è quando si fa un mestiere che, in Italia, sta diventando sempre più rischioso.

• Carmine Benincasa cos’è per te l’informazione e cos’è il coraggio?

“L’informazione per me è quella cosa pura alla quale le persone possono affidarsi per scegliere da quale parte stare. Il coraggio, che io spesso confondo con l’essere sprovveduto, è portare avanti un’ idea ed avere la forza di poterla cambiare”.

• Dopo due pestaggi cosa vorresti dire a chi ti ha fatto del male e a chi, invece, collabora con te?

Non ho nulla da dire ai miei aggressori, nè della prima nè della seconda aggressione, perché la loro unica colpa è stata quella di aver reagito in un modo poco consono al mio lavoro. Chiunque ritenga che io non faccia bene il mio lavoro può avvalersi della legge e non della violenza. A chi collabora con me dico solo di continuare a portare avanti, solo e sempre la verità, perché le persone contano su di noi e dobbiamo essere sempre super partes per dare sempre un’informazione libera e senza nessun compromesso.

•Oggi informare significa anche correre dei pericoli, come pensi sia necessario intervenire per rendere la professione del cronista “più sicura”?

“Informare non vuol dire correre pericoli, almeno io non la penso così. Non possiamo rendere il nostro lavoro sicuro al 100% fino a quando le persone continueranno a girare il loro sguardo dall’altra parte. In entrambe le mie aggressioni c’erano i presenti, a pochi metri o proprio vicino a me, ed hanno deciso di chiudere gli occhi. L’unica cosa che mi fa sentire sicuro oggi è la vicinanza di tantissime persone che senza conoscermi mi sono vicine, con un messaggio, una chiamata o una semplice pacca sulla spalla”.

•La tua storia è metafora dei nostri tempi, pensi che se cambiassi linguaggio e scrivessi un libro potresti sentirti più protetto?

C’è chi fa molto più di me e nessuno glielo riconosce, loro dovrebbero scrivere un libro, anzi, dovrebbero scrivere un libro su di loro.

•Chi vorresti intervistare nella tua vita, o quale caso seguire, o raccontare?

Vorrei diventare un cronista di guerra o di zone a rischio per poter raccontare ciò che veramente accade dove le persone non hanno diritto di parola.

•Come sei diventato giornalista?

“Grazie ad una persona che ha creduto in me, grazie alla mia famiglia che mi ha sempre supportato anche quando era troppo pericoloso e, grazie al giornale “Cronache di Salerno” che, a soli 17 anni, dopo una mia e-mail, mi disse “Scrivi, poi lo correggiamo insieme”. Oggi, dopo un’esperienza di 2 anni al Corriere del Mezzogiorno sono ritornato al Cronache, dove ho trovato una famiglia e dove sto facendo il praticantato da Giornalista Professionista”.

•Qual è il tuo sogno oggi…Continuerai a fare il giornalista…?

“Il mio sogno è solo poter raccontare sempre la verità e non cambierà mai, come non cambierà mai la mia voglia di fare il giornalista, in piccolo o in grande.
Ho la fortuna di avere 23 anni e di scrivere già per alcune testate e non cambierei questa cosa per nulla”.

•I tuoi coetanei come vivono il tuo impegno “in prima linea”…Riesci a coinvolgerli?

“Purtroppo no, purtroppo i miei amici per troppo tempo mi hanno detto “ma chi te lo fa fare” ed ho perso anche alcuni amici per alcuni miei articoli, ma ho mio fratello, più piccolo, che crede in me e riesco a coinvolgerlo”.

Con l’augurio che tu possa sempre portare avanti la sua missione, grazie di cuore Carmine.

Nadia Lisanti