Morte del piccolo Carlo Russo: a settembre si apre il processo, imputati la madre e quattro medici ospedalieri

E’ la sera del 25 agosto 2015, a San Martino in Rio, provincia di Reggio Emilia, nel bar “Black&White” di via dell’Artigianato, Giusy Cataldo ed Antonio Russo stanno sistemando le ultime cose per la chiusura del locale.

Giusy sta pulendo la macchina del caffè e vicino a lei c’è la lavastoviglie che deve essere caricata con le tazzine per l’indomani; già di norma per le lavastoviglie si utilizzano piccole quantità di detersivo concentrato, ma ancora di più Giusy ed Antonio ne utilizzano un quantitativo inferiore perché non verrebbero mai che il loro caffe abbia un retrogusto di sapone.

Verso le ore 19:20, arriva al bar, accompagnato dalla nonna il piccolo Carlo di appena due anni, l’ultimo dei tre figli della coppia.

Giusy ed Antonio non hanno mai consentito come abitudine che i propri bambini stessero sul luogo di lavoro, ma Carlo quella sera voleva vedere  mamma e papà, e sceso dal passeggino entra nel bar.

Giusy aveva appena versato in un bicchiere di plastica, posizionato sulla lavastoviglie, un piccolo quantitativo di detersivo – pari ad un altezza di mezzo dito – per il lavaggio delle tazze da caffè.

Il drammatico incidente è avvenuto in una frazione di secondi: Carlo entra nel bar e si dirige dalla mamma che in quel momento dando le spalle all’ingresso sta ricollocando i braccetti della macchina del caffè, pronta ad avviare la lavastoviglie.

Quando Giusy sentendosi tirare la maglia, si gira e vede Carlo con le manine alla gola comprende cosa sia successo: immediatamente afferra il figlio e lo capovolge nel disperato tentativo di farlo vomitare,…ed il bimbo vomita.

Nel mentre gli avventori presenti nel bar cercano di tranquillizzare mamma e papà, ed anche il piccolo Carlo che continua a piangere avvinghiato a Giusy.

Una mamma non si tranquillizza con il consiglio bonario di “fargli bere del latte” o altri simili luoghi comuni: Giusy vuole che Carlo vada in ospedale.

Tempestivo, celere e professionale è stato l’intervento  degli operatori del 118 che hanno trasportato Carlo al pronto soccorso del “Santa Maria Nuova” dove i medici prendono subito in carico Carlo che nonostante l’incidente manifesta anche in quella circostanza la sua vivacità di bimbo di due anni.

Qualcosa è successo durante il ricovero in ospedale  perché il cuore di Carlo cessa di battere alle ore 7 del 28 agosto.

Si apre un’ inchiesta della Procura: la  svolta investigativa arriva dopo gli accertamenti che erano stati disposti precedentemente dal pm Giacomo Forte, che ha coordinato la prima fase delle indagini e incaricato il medico legale bresciano Samuele Manzoni di effettuare l’autopsia e gli esami istologici e tossicologici.

Il medico ha depositato dopo due mesi gli esiti della sua perizia, che a quanto risulta non avrebbe individuato nell’ingestione del detersivo la causa decisiva della morte, aprendo dunque la strada all’ipotesi di possibili errori nelle cure prestate in ospedale, come sempre sostenuto dalla famiglia.

Alla luce di questa perizia il pm Stignani ha deciso di iscrivere quattro medici nel registro degli indagati.

A quasi due anni dalla tragedia, oggi 27  aprile 2017 l’udienza preliminare  presieduta dal GUP Angela Baldi si è conclusa con il rinvio a dibattimento per  omicidio colposo; il processo che si aprirà a settembre vedrà come imputati la madre Giusy Cataldo (su cui pesa l’omessa vigilanza) e quattro medici dell’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio per le cure prestate al bimbo durante quei tre giorni di ricovero chiusisi nella maniera più amara.

Per Carlo seguiremo la vicenda e attendiamo che sia fatta chiarezza e verità.

                                                                                                                                 Carla Santoro