Banche e “bande”. Obbligazioni subordinate, alti tassi per titoli tossici da girare ai più sprovveduti… E il governo e la Banca d’Italia ignoravano tutto?

Stamattina, sull’onda emotiva dei recenti fatti, sono passato in banca e ho chiesto a bruciapelo al “mio gestore” : – Non è che mi ha venduto delle obbligazioni subordinate? Naturalmente no è stata la risposta immediata, ma ho voluto verificare di persona. Ho colto l’occasione per farmi spiegare in poche parole cosa sia un’obbligazione subordinata.

E’ un titolo emesso da un istituto di credito che “si obbliga” nei confronti del possessore che viene retribuito con un tasso piuttosto alto, intorno e più del 5%  in molti casi, ma che ha come unica garanzia la salute dell’istituto emittente. Ora in tempi in cui perfino i titoli di stato danno rendimenti negativi sarebbe stato opportuno chiedersi come fosse possibile offrire tali interessi ma chiederlo al proprio “gestore” avrebbe avuto lo stesso risultato di chiedere al Gatto e alla Volpe consigli per i propri investimenti.

E’ naturale che una banca spinga per “piazzare” i propri titoli sui quali ha un controllo diretto e nessun costo d’intermediazione. Così come è naturale che per gli impiegati più solerti in tale attività di promozione siano previste incentivazioni e premi di produttività.

E i vertici aziendali premiano tali risultati proprio perchè non possono non conoscere la tossicità del prodotto.  In questo, come in tanti altri tristi fatti analoghi, tutti sapevano quello che facevano: dalla prima all’ultima ruota del carro.

Immagino quanti aggiornamenti abbiano ricevuto al momento del varo dello “strumento finanziario” e quanti avanzamenti di carriera siano stati motivati dai brillanti risultati di tali vendite.

E quando allo sportello arrivava il docile pensionato, che aveva il conto in quella banca da anni, che non voleva o che non poteva cambiare istituto, che si fidava, che andava lì perchè “l’agenzia è vicino casa e non devo prendere l’autobus”, il “gestore” si fregava le mani: aveva trovato la vittima , ops volevo dire il cliente, ideale.Un po’ come si vede in quei telefilm dove il serial killer, dopo averne scartate tante, incontra finalmente la preda che stava attendendo sulla sua strada.

Ma in tutto questo la Banca d’Italia dov’era? Ora si parla di risarcimenti. Evidentemente investire nella Banca Etruria è stato meglio che investire in Parmalat o Cirio, tanto per citare recenti clamorosi casi analoghi; m a bisognerà dimostrare di essere stati raggirati e questo sarà molto ma molto difficile.

Qualche impiegato troppo zelante pagherà caro e per il resto non succederà nulla. Come sempre nel paese di Pinocchio, buon toscano anche lui.

Gianvittorio Musante