Ascesa e discesa di Enrico Mattei, manager geniale che non piaceva al potere

Era figlio di un carabiniere Enrico Mattei, ma fondò una piccolissima azienda chimica, frutto della sua profonda intelligenza e tenacia, e probabilmente riuscì con la forza di volontà e disciplina dei sacrifici messi in atto che gli vennero impartiti in famiglia. Fu così che iniziò la sua avventura nel mondo dell’energia, perchè l’energia fu il simbolo della sua intera esistenza. La sua posizione lavorativa spiccò il volo quando la commissione economica del Comitato di liberazione “dell’Alta Italia” lo nominò commissario straordinario dell’Agip, affidandogli il compito di liquidare la compagnìa vendendo ai privati l’industria Italiana. Lui espose la sua contrarietà fin da subito, opponendosi al compito e sostenendo che l’Agip nelle sue mani sarebbe diventata una industria nazionale importante e strategica. Confidava su una esponenziale crescita economica, che nella sua mente era già stata concepita e visualizzata, fatta di strategie contrattuali con i paesi dell’area Mediterranea, che avrebbero dovuto portare vantaggi sostanziali e una maggiore valorizzazione dello Stato Italiano; ma non doveva essere privatizzata o venduta in singoli pezzi . Si oppose a tal punto alla cessione, che il governo dovette avendolo incaricato del risanamento, mettere in discussione i trattati e le clausole di pace con gli Stati Uniti d’America con i quali erano in vigore stretti vincoli capestro, dovuti all’aiuto economico ricevuto per la ricostruzione del paese nel periodo post bellico. Fu allora che l’industria crebbe, e la mente di Mattei produsse il progetto della nascita di “ENI”, che convogliava Snam (Rete Gas S.p.A) e Agip e che sviluppò di li a qualche anno, disattendendo il mandato di smantellamento e realizzando nel 1952 il più grande miracolo economico del dopoguerra. Enrico Mattei fu il padre della più grande multinazionale del petrolio. Nelle sue mani ENI  divenne il nucleo dell’influenza politica e pionieristica del “neoatlantismo”, termine coniato “ad personam”. Appartenevano alla multinazionale vari media, e in particolare il quotidiano “Il Giorno” che unitamente trovarono il “sistema” di erogare anche i finanziamenti ai partiti. Fu sempre vicino alla sinistra democratica, fino a quel misterioso incidente aereo in cui Mattei perse la vita nel 1962. Il suo aereo finì il volo nel pressi di Bascapè nella pianura Pavese, il 27 ottobre in circostanze mai chiarite definitivamente. Pioveva a dirotto la sera dell’incidente, e come spesso accade nelle pianure del Nord, tra nebbie e acquazzoni la visibilità anche quella sera lasciava molto a desiderare. L’aereo apparteneva ad ENI, era un bireattore decollato da Catania e diretto a Linate. La Torre di controllo accettò l’atterraggio alle 18.56 e a pochi secondi da quel momento e nei brevi minuti successivi, il pilota veterano di volo e con una lunga esperienza legato a Mattei da affetto profondo, comunicò di essere in procinto di atterrare, la traiettoria era stata approvata. Improvvisamente alcuni testimoni della piccola località del Pavese raccontarono di aver visto quell’aereo esplodere in volo con un immenso lampo che squaciò il cielo. Nel 2012 ci fu la sentenza di un processo parallelo a quello sulla morte del manager, trattava la scomparsa di Mauro De Mauro collegato a Mattei, perchè il giornalista stava indagando sull’incidente occorso all’industriale e riconobbe ufficialmente che Mattei fu la vittima inconsapevole di un grave attentato. Mattei fu certamente un personaggio “scomodo” con frequentazioni politiche come Amintore Fanfani, Giovanni Gronchi e con l’allora ministro degli Esteri Giuseppe Pella. Erano gli anni della “Guerra Fredda”e l’ENI era stata avviata a una politica economico- industriale che pretendeva un ruolo potente e da protagonista nell’area mediterranea e mediorientale che di fatto però andava ad interferire con la politica estera e contro le superpotenze di quegli anni terribilmente complicati, in cui tutti volevano supremazie assolute. Il ruolo di Mattei come Presidente dell’ENI doveva essere quello di accrescere il peso dell’industria da lui condotta, e in quelle precise zone. La collisione con l’atmosfera prima che in volo, avvenne con la politica Americana e con il “cartello” delle famose “7 sorelle”; le compagnìe petrolifere concorrenti di ENI. Mattei stipulò un patto fino ad allora anomalo e molto vantaggioso per lo scià di Persia Reza Palhevi, nel 1957 gli garantiva il 75% degli introiti dell’accordo, garantendo comunque alla società Italiana grandi benefici, ma questo segnò la rottura del patti precedenti che consistevano nel guadagno al 50% degli utili stabilito e comprovato con le “7 sorelle” che non gradirono affatto l’intrusione Italiana . Mattei era profondamente convinto dell’incremento economico del suo progetto, era convinto che la storia gli avrebbe dato ragione e che l’industria rimasta nelle mani dello Stato, sarebbe diventata una potenza economica con cui molti avrebbero dovuto fare i conti. Enrico Mattei fu un uomo illuminato, ma sfaccettato come una pietra dura, assolutamente spregiudicato e potente. Attirò come una calamita e allo stesso modo odio e amore, e il frutto delle sue convinzioni fu il progetto che lo portò a dover lottare contro un mostro con 7 teste, che intendevano divorarlo e lo fecero. Pensando a Mattei e alle anomalie del potere, vengono in mente “Il cane a sei zampe” simbolo Agip, che 1946 trovò il metano in Val Padana e fece crescere le azioni dell’azienda petrolifera a dismisura, Mattei fece si che il gas arrivasse in tutte le case, e per contro o su piani con la stessa inclinazione, Raoul Gardini in similitudini parallele, due manager, due uomini, due personalità che cambiarono la storia dell’Italia e la loro vita stessa, identica ascesa e analoga discesa, su un tragico finale quale può essere il letamaio del potere.

Maria Grazia Vannini