Arte. “Disegno con gli occhi di un bambino…”. Incontro con l’illustratore Marco Capellacci

Marco Capellacci: una matita che disegna i paradossi, uno sguardo che ne cattura il senso.

Nasce ad Urbino nel 1988, Marco Capellacci, diplomato all’ISIA Sez. Disegno Animato di Urbino nel 2007. Nel 2010 realizza una mostra personale presso la  Galleria Barocci  di Urbino, seguita da relativa pubblicazione dal titolo “Dietro le tende dei pazzi apparenti”. Nel 2011 esordisce nella rivista “Lo Straniero” di Goffredo Fofi e viene pubblicato in ”Parole  e Segni” a cura di Ida Collu, Presidente  Ens di Roma in quegli anni. Nel 2012 l’animazione “Le Fobie del Guard Rail” entra a far parte del  dvd “Animazioni 2, Cortometraggi Italiani Contemporanei ” a cura di Andrea Martignoni e Paola Bristot. Il suo cortometraggio è stato premiato come Miglior Film Italiano del Festival Internazionale “Lago Film Fest 2012”, Revine Lago, Treviso.

Nel 2013 realizza una personale presso Spazio Elastico di Bologna a cura di Paola Bristot.  Pubblicato in: Il WATT Magazine, illustrando il racconto ” Tavlados” (premio editoria  l’ADI Design Index Lazio 2014 );La Fanzine Tricornio Collective #2 di Barcellona; Quaderni del Teatro di Roma Ottobre. Produce la Sigla del XXV Fano International Film Festival con relativa pubblicazione su catalogo. I Frames del film ” Le fobie del guard rail ” pubblicizzati su: -D-la Repubblica, Rolling Stone, Tutto Digitale, l’Espresso, Domus, Repubblica Xl, Il Garantista. Nel 2015 Il cortometraggio d’animazione è stato ripubblicato in una raccolta dvd “ L’Animation Indépendante Italienne Vol.1” distribuita dalla casa cinematografica “la les film du paradoxe” in vari paesi europei.

Ha realizzato prodotti iconici / accessori  per  Maison come Armani e Cartier e sta ultimando il suo secondo corto d’animazione .

Lo incontro come si incontrano le persone pure:  si confrontano.

• Qual è lo sguardo del disegnatore sordo Marco Capellacci?

Pensando a quale sensazione additare ad ogni mio disegno, non sono riuscito a trovare uno schema razionale per spiegare i miei paradossi. Mi sono sempre sforzato di far coincidere la diversità, l’umorismo, l’ironia, l’indefinitezza e un po’ di melanconia nelle mie opere. Si tratta di una sfida, che ha luogo tra la mia mano e la mia mente, per cogliere un’emozione caotica e renderla visibile sulla carta medianti i segni della mia matita.

Nelle mie illustrazioni mi piace usare una tendenza cupa e una serie di dettagli per catturare lo spettatore.

Disegno con gli occhi di un bambino : il bambino ha occhi che vedono cose che gli adulti non possono vedere. Gli artisti, come i bambini, attraverso i percorsi visivi dello sguardo, riescono a catturare e plasmare quei ricordi, che gli adulti hanno rinnegato, crescendo. Le mie illustrazioni toccano i grandi temi, il crescere, il vivere, la solitudine, la fiducia nel prossimo.

• Come nascono le tue storie animate?

Mi muovo tra un genere e un altro; può essere l’illustrazione o l’animazione in base ai periodi interiori.

Ogni periodo ha il suo azzardo artistico.

Ognuno di voi ha incrociato persona che non escono mai e vivono rinchiuse fra quattro mura. Parlando con loro, ho conosciuto un empatia diversa e potente, dove anziché scrivere, disegno le loro memorie.

La traccia della memoria è importante, permette di conoscere realtà poco visibili.

Alcune storie che nascono come vere, a volte si tramutano in leggende, a causa delle iperboli che le arricchiscono di particolari.

Ho iniziato dall’animazione del primo cortometraggio “ Le fobie del guard rail “ , proiettato nei festival nazionali e internazionali .

Qui sono rappresentate storie e testimonianze di persona reali con tematiche controverse.

• Quanto c’è di Marco Capellacci in Le fobie del guard rail?

“Si,c è del mio in questo cortometraggio, dove rappresento la sordità senza veli e senza censura popolare dal movimento di una protesi acustica in maniera cruda, un gesto che ha scatenato alcune polemiche ed accade perché è un argomento poco utilizzato dai mass media.

Raccontare l’indicibile, una realtà con una minore visibilità popolare  per me era doveroso.

Come è paziente e meticoloso colorare 2500 fogli a4 disegnati a mano, senza l’utilizzo del digitale,  è altrettanto necessario fermarsi ad ascoltare storie di persone indifese che necessitano di una voce, nel mio caso, di una regia, che racconta delle loro vite”.

• Dove attingi i suoni delle tue storie?

“Nei viaggi presso i paesini intorno a Cannes, fra clochard  e monaci e paesi nordici come Oslo, mi hanno permesso di ascoltare la immensa varietà umana. Ti trovi ad ascoltare, assorbi le parole, le fai tue.

Finito il viaggio, ritorni nel tuo studio e sei diverso , e cosi anche la mano . Non sei uno scrittore, sei un disegnatore”.

• Oggi sarai a Repubblica di San Marino in Identità violate?

“Sono stato chiamato a partecipare al tour del progetto artistico – culturale a scopo benefico, ideato e curato dall’artista marchigiana Francesca Guidi, che propone un percorso di conoscenza e riflessione sui temi dei diritti umani attraverso varie forme d’arte. Siamo alla quinta tappa nei giorni 22- 23-24 gennaio, Palazzo Graziani, Repubblica di San Marino  e qui, come relatore- regista  presento le violazioni di cui sono vittima i disabili. Questo tema è fortemente sentito anche personalmente”.

• Ti è mai capitato di essere violato nella tua identità artistica?Ti è mai stato rubato un progetto in Italia?

“Si. E’ una lezione di vita, che ti fa capire quanto siano importanti le legislature del diritto d’autore in questo clima di pragmatismo imprenditoriale dilagante:  è sconvolgente la differenza comportamentale fra la realtà italiana e quella  estera  che , invece, segue dei  protocolli in base alle normative vigenti.

Sarà capitato a molte persone, è un passaggio di fuoco questo : il momento dove le persone non seguono la correttezza. E’ palese che la via più facile sarebbe quella del risentimento. Per me è stato, cominciare ad occuparmi dell’aspetto legale legato agli impianti economici, il budget, i documenti protocollati nell’ambito amministrativo. Ma non generalizzo, ho incontrato persone che avevano un’etica lavorativa, di far quadrare i conti e portare in porto bellissimi progetti. E sono ancora parte della mia vita. È una ricerca di anime gemelle, la mia . Vale anche per il lavoro”.

• Puoi raccontarci come spazi in questa trasversalità di contenuti e forme?

“Mi sono dedicato ai prodotti iconici (accessori e rappresentazioni illustrative ) per le maison come Armani o Cartier. E qui ho realizzato che la propria creatività  deve essere bilanciata dalle committenze, che necessitano di stili poliedrici.

In un certo senso è importante fermarsi, spaziando da un genere a un altro, per avere un punto di vista piu’ ampio, a livello lavorativo. In mezzo a queste committenze ho potuto anche dedicarmi a un secondo corto in chiave personale, ormai ultimato, che tratta di sessualità . E’ paradossale che in paesi come la Gran Bretagna, come la British animation award , che ha messo in vendita il primo corto,  producano dvd d’animazione con titoli come “ desire and sexuality” che vendono nel mercato, mentre in Italia si corre allo scandalo . Non è questione di crisi , ma di punti di vista di diritti umani. Purtroppo è opinione comune pensare, che i disabili siano privi di desideri sessuali . Si ha un’immagine asessuata, quindi non veritiera, su questo aspetto intimo”.

• La tua più grande aspirazione?

“Vivere come gli illustratori francesi :la casa in campagna, un tavolo immenso con venti tavole da illustrare, due cani  e un grande amore. Disegnare per la moda, per l’infanzia, per me e vivere con questo bellissimo lavoro”.

• Cosa significa Violare un’identità e che messaggio di speranza può viaggiare attraverso l’arte?

“Violare è un atto discriminatorio che può essere incanalato in diversi modi . La vita può renderti un cavallo zoppo, perdente, puzzolente, denutrito.

Oppure può anche insegnarti a come stare in piedi : cadi, tocchi il fondo, e miracolosamente ritorni  alla vita.

Incontrare persone sbagliate che possano affossarti con la loro negatività è molto comune. Ma quello che non è comune è la rinascita. Per chi ci è riuscito, è suo dovere far emergere la sua testimonianza per dare un’ ispirazione interiore a quelle persone che combattono al buio .  L’arte, è un contenitore che può avere la forma di un libro o di un film, che circumnaviga nell’oceano  in mezzo a tsunami e tempeste. Dona  speranza, dona  forza.  Afferma il proprio essere sopravvissuto”.

Mi lascia senza fiato Marco Capellacci. Un vero artista è così: ti fa viaggiare oltre le parole, tra duemilaquattrocentonovantanove foglie disegnati e lo spazio bianco della sua mano.

Nadia Lisanti