Amministrative 2016. Caos generalizzato alla presentazione delle liste, solo ora quelle definitive

Le amministrative 2016 saranno ricordate, innanzitutto, per la marea di esclusioni, ricusazioni, ricorsi e riammissioni. Per una riflessione abbiamo aspettato l’esito dei ricorsi, alcuni favorevoli altri no. Sembra incredibile ma, alla presentazione delle liste vi è stato un caos generalizzato riguardante tutti gli schieramenti;

 solo oggi, infatti, si ha il quadro completo di quali siano le liste in campo, il tragicomico è che non ci riferiamo ad una sola città, ad un singolo episodio, nossignore un po ovunque un po tutti hanno avuto problemi con la presentazione delle liste dalla prima esclusione clamorosa di Fassina a Roma, poi riammesso, a liste dei vari schieramenti a Napoli ed ovunque. Il problema è che, forse, alla crisi dei partiti e della politica, da classico costume italiano, si è risposto con qualunquismo e pressapochismo, il problema per la nostra Italia è che chi dovrebbe governarci rispecchia in pieno la nostra società. Si è passati dalla prima repubblica in cui almeno chi faceva politica aveva fatto la gavetta, si era formato, sapeva di cosa parlava, al ventennio berlusconiano in cui l’unica cosa che è emersa è la politica dell’uomo qualunque, di persone che senza mai essere passate per sezioni di partito si improvvisano dirigenti nazionali senza arte ne parte e, disgraziatamente, poi alcuni diventano anche nostri governanti per cui ecco leggi, riforme di settori  fatte da ministri che neanche sono del settore, neanche mai hanno svolto quel “mestiere”. Si pensi alla scuola ed alla sua riforma che ha scontentato tutti, ma proprio tutti dai docenti agli studenti, i precari come quelli di ruolo, gli abilitati come i non abilitati e l’unica cosa che si evince è che questo governo ha tentato e, forse, sta anche facendo passare questo scempio come la grande riforma che stabilizza gli insegnanti che ha dato posti di lavoro che ha eliminato il precariato e tutti quelli che non sono insegnanti finiscono anche col crederci. Si pensi al terremoto all’Aquila, al di la dello sciacallaggio di chi brindava per i futuri guadagni, ciò che è emerso è che gran parte dell’Italia si ricorda di Berlusconi che prometteva, ricostruzioni immediate che faceva trovare fiori agli sfollati, che dava stanze di albergo (certo come no) ebbene tutta o gran parte dell’Italia crede che all’Aquila si sia risolto il problema ci sia stato il miracolo italiano, tranne gli aquilani ovviamente. Il vero problema è che lo specchio della nostra società che si riflette in politica non è altro che figlio di quella politica stessa. Le giovani generazioni tanto attente a comparire piuttosto che essere sono figlie di una formazione messa in campo ad arte per arrivare a tutto questo. Le generazioni “grande fratello” quelle delle scorciatoie, quelle che per sfondare in tv, “fare i soldi” non hanno bisogno di studiare di fare sacrifici ma basta una scorciatoia appunto, un gratta e vinci magari, in tv come in ogni campo ed oggi che queste nuove generazioni dovrebbero essere la classe dirigente ci ritroviamo a doverne pagare i conti. In Italia, per esempio, non sono pochi coloro che sembrano rasseganti all’immagine di un paese dove il popolo risulta ormai estraneo al principio di sovranità popolare che fa capo alla Costituzione. Un paese dove si accetta il potere di capi di Governo non eletti dal popolo mentre si partecipa alle “Primarie” del Grande Fratello per la votazione dei suoi concorrenti. Il messaggio che emerge da programmi televisivi come questo reality è quello secondo cui il vittimismo del ragazzo con una storia difficile alle spalle possa trasformarsi in fortuna economica, non quello dell’importanza dello studio o della coltivazione delle proprie passioni al fine di costruirsi un futuro più certo, una casa sulla roccia. La stessa politica  dunque è il ritratto di una società nutrita dall’ipocrisia, dall’egoismo ad oltranza, dove si vince solo a patto di aver eliminato tutti gli altri, dove per poter emergere non c’è bisogno della preparazione, del sacrificio, della passione ma bensi di una scorciatoia del resto il nostro presidente del consiglio non è passato per nessuna elezione ed è vero che in Italia non c’è l’elezione diretta del premier ma è anche vero che alle ultime politiche qualsiasi schieramento uno abbia deciso di votare, qualsiasi programma elettorale in campo non avrebbe mai ricondotto a Renzi e a tutto ciò che ci stanno appioppando. Il futuro di un popolo si misura nell’importanza data all’istruzione dei più giovani, allora questa  Italia che tanto ha fatto per civilizzarsi e “civilizzare i popoli barbari” (Tacito ricorda il grande ruolo dei romani esportatori di civiltà) sembrerebbe adesso scavare la sua tomba. Dinanzi a questo scenario un Popolo che non vuole morire ha l’unica soluzione di mettere in piedi una rivoluzione, non quelle di cui abbiamo letto sui libri di scuola, non quelle sudamericane in cui scorre sangue e ci sono morti, una rivoluzione interiore, culturale, prendere consapevolezza informarsi, formarsi e scegliere in maniera libera sempre a partire dalle urne in cui sceglie chi deve rappresentarlo e chi deve governarci. Solo prendendo coscienza di dove ci hanno portato potremmo trovare la motivazione per andare oltre lo spot, oltre i messaggi subliminali. Fermarci e riflettere, informarci e decidere perché Il potere, quello che realmente controlla le nostre vite, dalle multinazionali alle nostre più intime abitudini, esige una società addestrata. Come diceva Elias Canetti in “La provincia dell’uomo”: “Il progresso ha i suoi svantaggi; di tanto in tanto esplode”.

Rocco Grimaldi