Alle soglie del 2016, quando sono trascorsi ben 71 anni dalla ricorrenza della data del 25 Aprile 1945, giorno noto come Festa Nazionale della Liberazione, se si chiedesse ad un bambino cosa significhi CLNAI, probabilmente si incorrerebbe in un’espressione molto interrogativa. Tradurre una sigla, oggi, probabilmente richiamerebbe alla mente qualche app, l’ultimissima applicazione, difficilmente credo riporterebbe alla memoria l’acronimo di Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, (presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani) che quel fatidico dì proclamò l’insurrezione in tutti i territori ancora occupati dalle truppe nazifasciste, assumendo il potere “in nome del popolo italiano e quale delegato del Governo Italiano”, ordinando al Corpo Volontari della Libertà, tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia, di attaccare i presidi fascisti e tedeschi e imponendo la resa, stabilendo la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti, Benito Mussolini, compreso.
Questo giorno si ricordano le forze dello Stato, i cittadini, chiamati in nome del popolo italiano e quali delegati del Governo, morti per la nostra libertà, cui dobbiamo debito di riconoscenza, “senz’altri meriti”, se non il coraggio delle proprie idee.
A distanza di 71 anni da quel fatidico giorno incontro Massimo Vassallo, fratello del Sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, ucciso in un agguato di stampo camorristico il 5 Settembre 2010 mentre rientrava a casa. Con il fratello Dario Vassallo, Massimo gira l’Italia per mantenere viva la memoria del fratello Angelo che, come Stefano Fassina ha dichiarato in una recente intervista su LA7, era il Sindaco che “imponeva la legalità”, mi viene spontaneo chiedergli allora:
- Il 25 Aprile è la Festa della Liberazione, altrimenti detta della Resistenza, a tuo dire e dopo l’esperienza personale vissuta con la morte di tuo fratello Angelo, è un giorno che ci chiama ad essere “liberi da chi…O da cosa”?
“ In questi ultimi giorni mi sono soffermato sulle dichiarazioni di Piercamillo Davigo, che da presidente dell’ANM (Associazione Nazionale Magistrati) si è espresso come un rappresentante fuori dagli schemi classici, quando ha liberamente dichiarato come il rapporto con la corruzione è cambiato, dal momento che i nostri politici non provano vergogna nel rubare. Ed è una lettura della realtà che mi trova concorde, in quanto realmente, siamo sotto controllo, con intercettazioni e altre dinamiche e da chi…?Da rappresentanti delle istituzioni, così ignoranti e menefreghisti, che non temono lo sfacelo.
E lo sfacelo per me è quest’assenza di tessuto sociale, che abbiamo perso, perché vedi non è più portante il valore della solidarietà, per esempio. Non ti parlo solo di realtà metropolitane, in cui le dinamiche per costruire il tessuto sociale, se non fosse per l’opera di tante associazioni che si impegnano in tal senso, risulta più complesso, ti parlo anche dei piccoli paesi, in cui è venuto meno questo senso di appartenenza alla comunità, presi come siamo da modelli sbagliati, in cui predomina piuttosto l’invidia del vicino, sia esso un parente o il vicino di casa, fattori questi non aggreganti.
Ti sono sincero, il mio approccio alla vita sociale è nato da un fatto tragico, la morte di mio fratello, ha avvicinato me e Dario alla gente, in tanti all’inizio ci hanno preso per “due cretini”…?Tanto per adottare un linguaggio morbido…
Avremmo potuto rassegnarci all’evidenza, Angelo non c’è più, e stare fermi, aspettare il lavoro della Magistratura, e invece il richiamo all’impegno nel cercare anche la “nostra verità” è stato più forte. Senza retorica posso dirti che in Italia ci sono persone che davvero lottano, e in realtà piccole, che non fanno notizia, realtà difficili in cui è testimonianza autentica che se ognuno di noi rispettasse le regole e le facesse rispettare anche ad un’altra persona, avrebbe già stimolato il meccanismo contrario al menefreghismo.
Erminio di Nora, ti faccio questo nome, non perché sia un referente della nostra Fondazione, posso semplicemente portarlo come esempio di una scelta differente, possibile, lui che ha lasciato una vita in Laguna, stipendiata “da fare invidia” per dedicarsi a Minturno, alla coltivazione delle vongole, mettendosi a disposizione delle realtà umili, riportando giù al Sud il suo bagaglio valoriale per far crescere un territorio di difficile “governo”.
Ecco questa Italia rappresenta per me la cifra di ciò che mi chiedevi, oggi non si è più liberi dalla disinformazione o dall’informazione asservita al partito. Perché quanti come Erminio, in Italia si occupano dei propri territori, tanti da Nord a Sud, ma non fanno notizia: i media se ne occupano?
Allora Liberazione per me significa tornare indietro, tornare a ciò che ci hanno insegnato i nostri genitori, abbandonando un modello di sviluppo che nel Dio Denaro ha investito tutto, portando alla deriva quel patto sociale di convivenza civile”.
- Il dolore diventa una bussola della sensibilità e rende riconoscibili le persone che si hanno di fronte a partire da uno sguardo, succede a te, come a tuo fratello Dario…Cosa diresti ai giovani che invece hanno bisogno di costruire una visione in questo momento, come orientarli?
“Certo è così, l’esperienza negativa ti proietta in una dimensione di “attenzione” che prima non avevi, realizzi prima degli altri di chi ti puoi fidare e di chi non puoi invece. Ho avuto modo di temprare quest’attitudine nel confronto in questi anni in tante scuole, in associazioni, in contesti ufficiali di rappresentanza della Fondazione, e a volte ai tavoli, accanto a me, credimi, non sempre si sono sedute persone pulite, me ne accorgevo e me ne accorgo sempre tuttora.
Ecco perché ai giovani e non, il mio invito è quello di tener presenti ed emulare quelle persone, azioni, modelli di sviluppo che sono “fuori traccia”, di avvicinarsi alla conoscenza così, senza subire l’informazione dall’alto ma cercando quelle vite che raccontano altro…Ogni volta a scuola, dopo la presentazione del libro, dopo che parliamo di Angelo, c’è sempre un ragazzino o ragazzina che pone questa domanda, in tono perplesso: “Ci avete raccontato questa bella storia, Angelo Vassallo, è stato un Sindaco eccellente, va bene…Ma lui è morto, ce ne sono altri?” E puntualmente noi rispondiamo, certo che ci sono, ma li trovi fuori traccia, sotto traccia, sono quelli di cui non si parla in televisione, magari, ma che esistono, che rischiano tutti i giorni e che lo fanno per il bene comune. Perché quando qualcosa non funzione, la colpa non è solo dei politici, ma di tutti quelli che non si impegnano per rispettare le regole e farle rispettare, che si disinteressano al futuro di tutti.
Dico loro che bisogna collegarsi alle persone, e sono tante, che invece credono in ciò che fanno, si attivano per il miglioramento affrontando tutte le difficoltà che si presentano. Tu sei lucana, e innanzitutto complimenti per come la Basilicata ha partecipato al Referendum, per me questo è un’ennesima dimostrazione di ciò che penso. Perché il popolo lucano ha vinto pur perdendo? Perché è consapevole, è informato, il petrolio ce l’ha in casa, perché altrove invece ha prevalso la disinformazione? Questo direi ai giovani, informatevi quanto più possibile, perché la realtà non è mai di un unico colore, e ci riguarda tutti, anche se in quel posto fisicamente non ci abiti.
Sono stato in Arabia Saudita per esempio, quante persone vivono di petrolio, neanche cinquantamila, so che i pescatori dell’Adriatico invece, oramai, fanno gingana tra le varie piattaforme per pescare, quanti posti di lavoro si creano con l’industria petrolifera, se intanto con la stessa distruggi un territorio, e tu lo sai, con la stessa provochi danni alla salute e all’ambiente irreparabili e innegabili…?
Congedandomi da Massimo Vassallo, realizzo con sempre maggior efficacia, quanto sia necessario per resistere e vivere liberi, porsi sempre delle domande.
Buon 25 Aprile 2016 a tutti.
Buona Festa della Liberazione.
Nadia Lisanti
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