21 anni, incinta: l’ex compagno di 19 anni non vuole il figlio, la uccide e la getta in un fosso. Una tragedia moldava a Conegliano Veneto

Irina Bakal, la ragazzina 21enne dagli immensi occhi verdi che irradiavano quel suo visetto da bambola di porcellana,viveva in un piccolo paese, Conegliano in provincia di Treviso. Di origini moldave, risiedeva in provincia insieme ad un gruppetto di connazionali, perchè sua madre faceva la badante e viveva insieme al suo assistito .Era domenica , aspettava un bimbo, era al sesto mese di gravidanza. Irina aveva valutato all’inizio della gestazione, i problemi che avrebbe dovuto accollarsi, per crescere quel bimbo, ma contava su di lui, l’ex fidanzato Mihai Savciuc, uno studente di 19 anni, (anche lui moldavo),che però l’aveva lasciata, e aveva intrecciato una nuova relazione. All’inizio della gravidanza il ragazzo le aveva chiesto di interrompere con l’aborto quella situazione, la relazione era finita, la legge lo consentiva, aveva insistito cercando di convincerla, lei ci aveva pensato,ma poi aveva deciso che quel bambino anche se frutto di un amore superato, l’avrebbe comunque tenuto. Avevano concordato di trovarsi per trattare una mediazione, lei voleva comunicargli la sua decisione definitiva, avrebbe partorito comunque, con o senza l’aiuto di lui. Si erano incontrati in auto, lui l’aveva portata in una zona periferica, al riparo da occhi indiscreti, tra alberi e fossi in campagna, lei sperava di convincerlo almeno a riconoscere il loro bambino. Lì in quel luogo si è scatenata la furia omicida di Mihai, lei gli teneva testa e lui doveva farla tacere con ogni mezzo. Il ragazzo ha raccolto una grossa pietra e ha cominciato a colpirla più e più volte, ma non essendo certo di averla finita, le ha stretto le mani su quel piccolo, fragile e sottile collo,riuscendo a spezzarglielo. Immediatamente si è reso conto di quello che aveva fatto,ma per ultimare l’impresa le ha strappato la catenina d’oro,ha gettato il corpo in un fossato e l’ha ricoperta di foglie, come fosse un quadro bucolico Preraffaelita. La madre di lei intanto, faceva squillare il telefonino, la cercava, ma lei continuava a non rispondere, preoccupata dal silenzio ostinato dell’apparecchio, aveva contattato i carabinieri per sporgere denuncia per la scomparsa della figlia. Il ragazzo è stato identificato e fermato in breve tempo,ma prima di esserlo ha venduto i gioielli della sua vittima ad un”Compro Oro”, ricavandone ottanta euro da spendere al videopoker. Durante i giorni successivi Savciuc, avrebbe ammesso l’omicidio e l’occultamento del cadavere, giustificando la sua furia per quel bambino che non voleva, e respingendo la responsabilità di averlo generato. Freddezza, determinazione, impassibilità, durante la confessione, nessun ripensamento e nessun rimorso, si sono aperte per lui le porte del carcere di Santa Bona a Treviso. Possiamo aggiungere un altro paio di “scarpe rosse” sulla scala dei femminicidi, e un paio azzurre per quel bimbo che non nascerà mai.

Maria Grazia Vannini